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CAIVANO, campo rom ancora in fiamme perché è così che deve andare

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CAIVANO – Tutto normale, guai se i cittadini caivanesi e quelli a Nord di Napoli non vedessero più quelle enormi colonne di fumo nero, vorrebbe dire che la città è morta, che non si produce più e che la gente non compra più tutto quello che fa risparmiare. Ed è proprio per questo che le aziende che producono rigorosamente in nero, sono costrette a smaltire i propri scarti industriali in maniera alternativa, certo non immaginiamo che il titolare dell’azienda carica il proprio furgoncino e va nelle terre di Pascarola o al confine di Acerra a bruciare ciò che dovrebbe conferire, assolutamente, dietro lo smaltimento degli scarti industriali, in realtà c’è un’intera filiera gestita interamente dalla camorra e all’interno di questa filiera, ovviamente formata da tutte le forme di povertà presenti sul territorio, ci sono finiti anche i Rom che hanno il compito di separare i metalli vendibili dalle carcasse degli elettrodomestici per poi bruciare queste ultime per sbarazzarsene e fare posto ai “nuovi arrivi”. Tutto questo sotto gli occhi di tutti ed è così che il “Rogo Tossico” diventa il segreto di Pulcinella, a cosa servono allora le lamentele dei cittadini e le varie marce richiedenti le bonifiche? Semplice a richiedere le bonifiche e se è ancora valida l’equazione Bonifiche=Soldi fatevi la domanda a chi conviene, alla fine della fiera, se in città arrivano i soldi? Chi gestisce il malaffare sui territori a Nord di Napoli non è stupido o sprovveduto e sa che per mettere le mani sui proventi degli stanziamenti regionali o addirittura europei in altri casi, deve formare un’altra filiera ma questa volta, non deve essere formata dalle povertà addensate sui territori, ma si deve munire di una classe dirigente corrotta e di responsabili di settore che sanno il fatto loro e che a loro volta sono soliti accerchiarsi di manutengoli (ultime ruote del carro che, nel gergo camorristico, sono chiamati “i cazzilli”) che servono a giustificare il flusso di denaro ed è così che la filiera delle finte bonifiche è creata.

Ora, stando a quanto descritto, proviamo anche ad analizzare cosa è successo nell’arco degli ultimi tre anni a Caivano: C’è stato un gruppo di attivisti che già dal lontano 2012 ha cominciato a denunciare il fenomeno dei roghi tossici, allora non si conosceva bene la natura, ma per far si che la cosa divenisse di interesse nazionale, hanno cominciato disperatamente a collegare l’inquinamento dell’aria al gran numero di malattie neoplastiche riscontrate sul nostro territorio. Dopodiché ci fu la confessione del mafioso Carmine Schiavone che per pararsi il deretano dalla decorrenza della sua scorta, s’inventò la telenovela dei rifiuti intombati, allora chiesa e attivismo decisero di virare su questa notizia a carattere nazionale e così è nato il fenomeno de “La Terra dei Fuochi” occasione ghiotta per tutti quelli che chiedevano a gran voce le bonifiche e cominciavano ad arzigogolare con progetti da presentare in regione. A Caivano, subito dopo il patto della Terra dei Fuochi inteso tra Comuni, Regione e Guardie Ambientali d’Italia, nasce il nucleo Guardie Ambientali d’Italia sotto la direzione di Giuseppe Nocerino, associazione ambientale vista solo sulla carta e poco per strada, subito dopo viene stipulata una convenzione col Comune di Caivano che prevedeva 300 euro mensili come rimborso spesa e presentato un progetto per la videosorveglianza che prevedeva un incasso da parte dei Comune di Caivano e Crispano di ben 500 mila euro dai quali circa 31.000 euro destinati alle Guardie Ambientali appena costituite. Il progetto viene approvato dalla regione, ma questi soldi non sono mai arrivati e tra chi la racconta in un modo, chi in un altro non si riesce a capire ben il motivo, fatto sta che sine pecunie ne cantantur missae, sia la videosorveglianza che la sorveglianza delle Guardie Ambientali non è mai partita.

Sempre a Caivano, intanto si fa avanti un altro gruppo, le Guardie Ambientali e zoofile M.E.S. che riescono a strappare al primo cittadino caivanese, almeno una stanza a Pascarola, ma mentre di quelle già esistenti, dopo tanti sacrifici, almeno eravamo a conoscenza dei nomi, di queste nuove manco l’ombra e in giro si mormora che queste stiano aspettando il compenso della vigilanza urbana sui rifiuti di 40 mila euro legato al capitolato d’appalto della gara appena vinta dalla Buttol srl e forse il motivo per cui non le abbiamo mai viste è che le firme sui contratti della raccolta rifiuti non sono mai arrivate.

Guarda caso sia il non arrivo dei fondi regionali per la videosorveglianza che il mancato accordo con la Buttol srl coincidano perfettamente con la politica adottata dal primo cittadino caivanese Simone Monopoli. Questo è quello che riguarda il punto di vista della prevenzione dei roghi tossici, ma allora di chi è la colpa per la quale si continua a bruciare? Semplice la colpa è nostra, semplicemente nostra, perché amiamo terribilmente il risparmio a qualsiasi costo, amiamo comprare pneumatici usati o comprarli nuovi e senza fattura, amiamo comprare capi firmati dal mercato parallelo o del falso d’autore, arricchendo qualche “cazzillo” che li vende e poi si riscopre editore o imprenditore, amiamo salvaguardare le nostre periferie ma solo se ci pagano o solo se in gioco ci sono diverse migliaia di euro.

Allora perché la gente si ostina a protestare sul web? Semplice, perché le proteste servono affinché gli organi sovracomunali stanziano fondi per le bonifiche che puntualmente verranno gestiti dai soliti noti e a volte sono proprio i soliti noti a fomentare le proteste. Meditate gente meditate, in un modo o nell’altro si muore, almeno non prestiamo il fianco alla Camorra, cerchiamo solo di diventare più onesti.

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